Previsioni economiche Istat 2014 – 2016

Nell’area euro, alla debolezza dei consumi e degli investimenti registrata nel II trimestre, è seguito un ulteriore rallentamento che ha coinvolto anche l’economia tedesca. Le prospettive per i consumi privati rimangono modeste, date le condizioni negative del mercato del lavoro. 

La bassa inflazione manterrà elevato il costo reale del credito per le imprese costituendo, unitamente al deterioramento delle prospettive della domanda, una ulteriore difficoltà alla ripartenza degli investimenti.

Le esportazioni nette forniranno un contributo positivo alla crescita, favorite dal deprezzamento dell’euro. In questo contesto le politiche di bilancio in alcuni importanti paesi dell’area sono previste assumere una intonazione meno restrittiva: alla luce di queste tendenze la crescita economica si attesterà allo 0,8% quest’anno, per poi raggiungere l’1,2% nel 2015 e l’1,5% nel 2016.

Deprezzamento euro e quotazioni Brent

L’andamento, attuale e prospettico, del ciclo economico negli Stati Uniti e nell’area euro prefigura la prosecuzione del percorso di deprezzamento della moneta unica nei confronti del dollaro, già in atto dall’inizio dell’estate, che risulterà particolarmente marcato nel 2015 (superiore al 7% rispetto ai valori medi del 2014), in coincidenza con l’intonazione più restrittiva della politica monetaria statunitense e la fine del programma straordinario di acquisto titoli da parte della banca centrale.

Le quotazioni medie del Brent sono diminuite del 13% tra giugno e settembre (da 112 a 97,8 dollari a barile), raggiungendo in ottobre livelli minimi intorno a 85 dollari a barile. I principali fattori che influiscono sull’andamento recente dei prezzi del greggio sono da ricercare nell’accresciuta capacità di produzione dello “shale oil” statunitense, nel rallentamento della domanda da parte dei paesi asiatici e nella decisione dei paesi produttori di non tagliare la produzione per guadagnare quote di mercato.

L’attuale quadro previsivo incorpora l’ipotesi di una prosecuzione di tali tendenze nel periodo di previsione, con le quotazioni del Brent che resteranno al di sotto della soglia di 100 dollari a barile nel biennio 2015-16.

Paesi emergenti in decelerazione

Il rallentamento delle economie prosegue oltre le aspettative. La Cina sta mantenendo tassi di espansione economica elevati, anche se caratterizzati da ritmi meno impetuosi rispetto agli anni pre-crisi, potendo contare su un solido apporto da parte delle componenti interne di domanda.

India e Messico hanno superato la fase di significativa contrazione del 2013 principalmente a seguito di un aumento della spesa pubblica.

Un terzo gruppo di paesi, infine, presenta maggiori difficoltà, evidenziando una fase ciclica in forte rallentamento (Turchia), in recessione (Brasile) o in stagnazione (Argentina e Russia).

Le attese di rendimenti finanziari crescenti negli Stati Uniti sono previste provocare deflussi di capitale, a cui seguirebbero inasprimenti nella politica monetaria e condizioni di finanziamento interno più difficili, in grado di costituire un freno agli investimenti.

Per l’insieme delle economie emergenti, il Pil crescerà a livelli inferiori ai ritmi pre-crisi nel 2015 (+4,4% dopo la crescita del 4,1% nell’anno corrente), assumendo un maggiore slancio nel 2016 (+5,1%).

Il minor apporto dei paesi emergenti al ciclo internazionale, unitamente alle difficoltà dei paesi avanzati, determinerà un effetto di contenimento sui volumi di scambi mondiali. La crescita del commercio internazionale, in forte rallentamento nel corso dei primi due trimestri dell’anno (rispettivamente +2,9% e +2,5% l’aumento tendenziale dei volumi, in caduta dal 3,9% dell’ultimo trimestre 2013) si attesterà al 3% in media d’anno.

Per gli anni successivi, si prevede un profilo crescente, ma con ritmi meno vivaci che in passato (+4,4% e +4,8% rispettivamente nel 2015 e 2016).

Previsioni economia italiana

Nel 2014 si prevede una diminuzione del prodotto interno lordo (Pil) italiano pari allo 0,3% in termini reali, seguita da una crescita dello 0,5% nel 2015 e dell’1% nel 2016.

  • Nel 2014 la domanda interna al netto delle scorte contribuirà negativamente alla crescita del Pil per 0,3 punti percentuali, mentre la domanda estera netta registrerà una variazione positiva pari a 0,1 punti percentuali.
  • Nel 2015 la domanda interna al netto delle scorte è attesa supportare l’aumento del Pil (+0,5 punti percentuali) mentre il contributo della domanda estera netta risulterà contenuto (+0,1 punti percentuali).
  • Nel 2016 l’apporto della domanda interna al netto delle scorte è previsto in ulteriore rafforzamento.

Gli investimenti subiranno una ulteriore contrazione nell’anno in corso (-2,3%) nonostante un lieve miglioramento delle condizioni di accesso al credito e del costo del capitale. Il processo di accumulazione del capitale è previsto riprendere gradualmente nel 2015 (+1,3%) e con maggior intensità nel 2016 (+1,9%), in linea con il rafforzamento della domanda.

Il tasso di disoccupazione raggiungerà il 12,5% nel 2014 per effetto della caduta dell’occupazione (-0,2% in termini di unità di lavoro). La stabilizzazione delle condizioni del mercato del lavoro attesa per i prossimi mesi avrà riflessi sul 2015, quando il tasso di disoccupazione diminuirà lievemente al 12,4% e le unità di lavoro registreranno un contenuto aumento (+0,2%). Il miglioramento del mercato del lavoro proseguirà con più vigore nel 2016 con una discesa del tasso di disoccupazione al 12,1% e una crescita delle unità di lavoro dello 0,7% .

Export in moderata espansione

Nel corso del 2014, l’aumento delle esportazioni complessive ha seguito la moderata evoluzione della domanda mondiale ed è stato favorito, in particolare nei mesi estivi, dal deprezzamento del tasso di cambio dell’euro; ciò ha trovato riscontro in contenuti guadagni di competitività di prezzo.

I margini per le imprese italiane di una diminuzione dei prezzi all’export sono, tuttavia, risultati limitati da una dinamica dei costi unitari del lavoro particolarmente sfavorevole rispetto ai maggiori competitor europei.

Secondo i dati in valore di commercio estero (relativi ai primi otto mesi dell’anno in corso), hanno contribuito a questo risultato i principali settori di tradizionale specializzazione dell’Italia.

Con riferimento alla geografia degli scambi, la crescita delle esportazioni è stata pressoché interamente realizzata dalle vendite sui mercati dell’area Ue (+3,5% l’aumento rispetto all’analogo periodo di un anno prima), la cui espansione ha più che compensato le perdite registrate sui mercati esterni all’Unione (-2,1%).

In media d’anno, le esportazioni totali sono previste in aumento dell’1,5%, una performance nel complesso modesta che risente del permanere di elementi di incertezza circa l’intensità dello sviluppo della domanda mondiale.

Nel biennio 2015-2016, il rafforzamento della domanda internazionale e il persistere di un cambio dell’euro ancora deprezzato costituiscono i principali fattori di sostegno delle esportazioni. Queste sono previste aumentare a tassi di espansione nuovamente significativi (rispettivamente, +2,5% e +3,2%).

Sebbene in rialzo lungo l’orizzonte di previsione, il progresso delle esportazioni si realizzerà secondo ritmi inferiori alla crescita della domanda potenziale di produzioni italiane: ciò sottende una sensibile perdita di quote di mercato.

Fonte: Istat

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